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2 September 2022

Le bugie russe su Mariupol, Dugina e Amatrice – Report settimanale (22/08-28/08)

Mosca sul caso Dugina: terrorismo di Kiev. L’indipendenza ucraina insulta Amatrice? Il teatro di Mariupol ricostruito, ma non è quello vero. Torna il report settimanale sulla propaganda filorussa. 

Darya Dugina, figlia del filosofo ultranazionalista Alexander Dugin, ha perso la vita il 20 agosto alle porte di Mosca, dove l’auto che la trasportava è esplosa in un attentato che aveva come obiettivo il padre. Le autorità russe hanno accusato l’Ucraina di essere responsabile dell’attacco terroristico: lunedì 22 agosto, il Servizio Federale per la Sicurezza (Fsb) ha dichiarato risolto il caso Dugina diffondendo la propria ricostruzione dei fatti. Secondo Fsb sarebbe stata Natalya Vovk, 43enne ucraina entrata in Russia a bordo di una Mini Cooper, a pedinare la giovane giornalista e far esplodere la sua auto, per poi rifugiarsi in Estonia con la figlia dodicenne, Sophia Shaban. 

Questa versione, ripresa dai canali di disinformazione italiani allineati a Mosca, è stata subito messa in discussione dai media internazionali. Senza entrare nel merito di tutte le incongruenze, a partire dal ruolo assegnato alla figlia di Vovk nell’attuazione del piano terroristico (sarebbe stata la bambina ad applicare l’ordigno sotto l’automobile di Dugina), ci limitiamo a segnalare alcuni elementi sospetti emersi dal monitoraggio dei social network. Innanzitutto sul canale Telegram Intel Slava Z, gestito dal Ministero della Difesa russa, la figura di Natalia Vovk è stata presentata con una foto identificativa, ma ha poi cambiato volto nei post successivi. Probabilmente la prima foto ritraeva una ragazza troppo giovane rispetto al profilo descritto dalle fonti ufficiali del Cremlino.

Ancora su Intel Slava Z, viene pubblicata la foto di una Mini Cooper in vendita su un sito web ucraino. Il venditore, Danil Shaban, ha lo stesso cognome della figlia di Vovk, mentre la targa è proprio quella segnalata da Fsb. Questo indizio sembra riassumere perfettamente la narrazione russa sull’attentato, fornendo una prova così plateale da sollevare forti dubbi sulla sua autenticità. Davvero un’affiliata ai servizi segreti ucraini commetterebbe un’ingenuità simile? Se non bastasse, sui canali di disinformazione Natalya è stata presentata come militante del Battaglione Azov. Ancora una volta, le responsabilità di uno spargimento di sangue, come dell’intera guerra, vengono attribuite dalla Russia ai soliti nazisti ucraini, capro espiatorio universale della propaganda putiniana.

Mercoledì 24 agosto si è celebrata la Festa nazionale dell’Ucraina, che commemora la dichiarazione di indipendenza del 1991. Sui social, i canali filorussi si sono impegnati a denigrare la ricorrenza diffondendo una serie di notizie fuorvianti. Ad esempio, l’account Twitter @busettodavide ha scritto che l’Ucraina sarebbe nata contro la volontà popolare, poiché «il 17 marzo 1991, il popolo ucraino si era espresso tramite referendum per mantenere l'Urss». Nonostante sia vero che gli Ucraini hanno detto sì al referendum sulla conservazione dell’Urss (71,5% favorevoli), questo non significa che l’indipendenza ucraina fosse invisa alla volontà popolare. Infatti, nella Repubblica Sociale Sovietica Ucraina il referendum venne presentato con un secondo quesito, approvato anch'esso, che recitava: «È favorevole al fatto che l'Ucraina faccia parte di un'Unione di stati sovrani sovietici sulla base della Dichiarazione di sovranità statale dell'Ucraina?». Inoltre, la dichiarazione di indipendenza del 24 febbraio 1991 venne confermata con un referendum popolare il 1 dicembre dello stesso anno, approvato dal 90,3% dei votanti. Su Telegram invece, l’influencer Rossella Fidanza ha accusato Zelensky di celebrare l’Indipendenza ucraina pubblicando, tra le altre, la foto di un soldato con uno stemma nazista sul petto, simbolo di una divisione delle SS. Tuttavia la foto non è presente sugli account social del premier ucraino. 

Il 24 agosto era anche il sesto anniversario del terremoto del Centro Italia in cui venne distrutta Amatrice. I canali social filorussi non hanno perso l’occasione di mettere in competizione le due ricorrenze, criticando la maggiore attenzione delle istituzioni italiane per la Festa ucraina. Seguendo una retorica benaltrista, vari account Twitter hanno strumentalizzato le immagini del terremoto per delegittimare il sostegno economico e militare dell’Italia all’Ucraina. «Sono stati abbandonati dalle istituzioni mentre parlano di ricostruire l'Ucraina. Ma non vi fanno schifo?», ha scritto @GioChirilly riferendosi ai cittadini di Amatrice, mentre l’utente @Marco49922370 ha ricevuto oltre 1.200 like per questo tweet: «Drago manda miliardi al tossico, ma ad Amatrice sono sei anni che non hanno toccato un mattone». L’allusione è a Zelensky, dipinto dalla disinformazione filorussa come un cocainomane

La retorica su Amatrice non è certo una novità ed era stata impugnata per la prima volta a maggio, quando il ministro Dario Franceschini dichiarò l’impegno del governo italiano nel partecipare alla ricostruzione dell’Ucraina. In questo caso però, alle immagini di Amatrice è stata affiancata una serie di video propagandistici che celebrano la ricostruzione della città di Mariupol. In un reportage realizzato per Visione TV, il giornalista Franco Fracassi ha osannato la costruzione di interi quartieri della città «a tempi di record» e interamente a spese della Federazione Russa. Proprio il 24 febbraio, l’utente @freedomsempre68 ha condiviso un estratto del reportage con questa descrizione: «Russi più veloci a ricostruire con una guerra in corso che l'Italia ad Amatrice, però l'Italia dovrebbe ricostruire pure l'Ucraina». Intanto una serie di filmati che ritraggono edifici ristrutturati inondavano Twitter. Un post di @LeoFerrarin risalente al 13 agosto è tornato in auge: «Ricordate quella storia dell'Italia pronta a ricostruire il Teatro di Mariupol in Ucraina?? Beh lo hanno fatto ... i Russi». Il tweet è accompagnato da un video che però ritrae il teatro della filarmonica, non danneggiato dai bombardamenti su Mariupol. Nonostante l’ostentazione propagandistica, i russi si sono limitati a imbiancare le pareti.

Report settimanale a cura di Michelangelo Gennaro, Assistant Researcher Luiss Data Lab.