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27 September 2022

Gli hacker russi nelle urne, bersaglio PD, attacchi anche a Meloni

Il presidente del Consiglio Mario Draghi, il Partito Democratico e il segretario Enrico Letta, l’ex premier Matteo Renzi, i ministri della Difesa, Lorenzo Guerini, e della Sanità, Roberto Speranza, sono al centro di una campagna violenta di disinformazione online alla vigilia delle elezioni. A destra è invece la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, bersaglio di un blitz di falsi account, legati alla propaganda del Cremlino, a lei ostili per il voto parlamentare favorevole all’invio di armi Nato in Ucraina.

Uno studio commissionato agli informatici di Trementum Analytics dal gruppo per la trasparenza social Reset, guidato da Ben Scott, analizzato in anteprima per Repubblica dal Datalab Luiss, si concentra su Twitter, arena di microblog per il dibattito fra politica e media. Messi sotto il controllo degli algoritmi, 658 account di partiti, leader, giornalisti, influencer italiani, con un totale formidabile di 6.000.000 di messaggi, il team di Trementum censisce 127 falsi account che, con un fuoco di sbarramento di 18.479 tweets coordinati, tormenta, per esempio, la senatrice PD Simona Malpezzi. La tecnica è devastante: a ridosso delle elezioni, si assorda con rumore di fondo artificiale la libera competizione fra candidati. Tra gli account taroccati, tanti hanno per brand il motto “Chi per Dio” e la radice del cognome italiano “Giannelli” storpiato in “Gianel” o accoppiato al nome “Maurizio” per esempio dai bot, fonti automatiche, “Gianell10778143, Gianell45653101, Maurizio72431823”. Altri si nascondono come “GianellePresidente…GIANELLEPRESI10…GIANNELLEPRESI20”.

I burattinai della disinformazione, per evitare controlli da parte della piattaforma Twitter o delle autorità, lasciano in vita i loro falsi sicari per un massimo di 76 ore, poi ne attivano altri e riprendono la mattanza. Toccherebbe a Twitter, per le sue stesse regole interne, bloccare la disinformazione, ma malgrado precise linee guide qui allegate Abusive behavior policies, Ban evasion policy, Platform manipulation and spam policy non è stata finora presa alcuna contromisura: la maggioranza delle segnalazioni di odio, razzismo, sessismo espresse in italiano, cade nel vuoto, per mancanza di staff madrelingua, con i pochi addetti obbligati alla traduzione via Google.

Dalle dimissioni del suo governo, il premier Draghi raccoglie il risentimento della disinformazione, per evitarne la ricandidatura e appannarne il consenso. Il 70% della propaganda farlocca si concentra sul Partito Democratico, un decimo, anche con meme, video e vignette, contro Renzi e Italia Viva. Forza Italia incassa il 10% degli attacchi, il 6% mira a Giorgia Meloni, il 6% si divide fra gli altri partiti, con la Lega di Matteo Salvini e i 5 Stelle di Giuseppe Conte risparmiati. 3.505 falsi commenti vengono lanciati, ad arte, contro la pagina web di RaiNews, concentrando la diffamazione sul direttore di Radio 1 Andrea Vianello e i giornalisti Antonella Alba e Gianluca Semprini.

Sull’altro fronte, un rapporto dell’Institute for Strategic Dialogue ISD, redatto su dati di Newsguard, storico brand USA dell’informazione di qualità, partner dell’Italian Digital Media Observatory, ha setacciato un milione e seicentomila tweet, redatti dai maggiori 500 influencer filorussi del nostro paese, riconoscendone almeno 200 falsi, con teorie del complotto, dal Covid alla guerra in Ucraina, che accusano insieme sinistra e destra per vaccini, green pass, sanzioni a Putin. Il ministro della Sanità Speranza è sottoposto al fuoco di fila dell’hashtag #speranzaassassino, stavolta in compagnia di Giorgia Meloni, liquidata come “antipatriota”, sia per il voto pro-armamenti a Kiev sia per non aver militato fra no vax e no greenpass. Consenso arriva invece dai “troll”, voci artificiali individuate da ISD e Newsguard, per Lega, 5 Stelle e le formazioni minori anti europee e ostili al blocco economico a Mosca. 134.000 tweet testimoniano della confluenza fra blog no vax di ieri e filorussi di oggi.

Molto interessante, infine, il sostegno per l’astensione, espresso nell’area filorussa di influencer e bot fasulli, con l’hashtag di bandiera #iononvoto per protesta contro la “dittatura del regime” di Draghi, le cui dimissioni sono celebrate, ma attribuite a un colpo di mano del presidente Usa Joe Biden. 24 ore fa Google ha annunciato di aver focalizzato un accordo online fra hacker e GRU, l’intelligence militare russa, per seminare notizie false in Occidente e, il mese scorso, l’ex capo della sicurezza di Twitter, Pieter “Mudge” Zatko, aveva denunciato la mancanza di controllo sulla piattaforma, contro le ondate di disinformazione. Gli studi di Trementum e ISD-Newsguard, qui anticipati, confermano l’allarme, vedremo domenica notte con che esiti sul nostro voto.

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Di Gianni Riotta e Federica Urzo